Camminando per le calli, i campi e i campielli di Venezia è facile notare statue, decorazioni marmoree o in pietra d’Istria, basso e altorilievi che abbelliscono le pareti di palazzi, case e chiese. In particolare, è frequente soffermarsi su speciali “maniglie fisse” a forma di pomolo presenti sulle porte comunemente chiamate “musi da porton”.
Raffigurano generalmente animali, soprattutto leoni, ma anche altre divinità mitologiche o teste di mori. “Muso” per indicare la testa degli animali e “porton” per la porta d'ingresso di case, palazzi e chiese. Hanno una funzione simile alle teste marmoree presenti nelle chiavi di volta degli archi dei portoni diffuse in molte città: estetica principalmente ma anche religioso-folklorica come guardiani delle entrate e dei passaggi simili ai lari romani, dal volto di cani, divinità o antenati protettori delle case, degli incroci e dei confini.
Anche i musi da porton possono assumere varie espressioni: dalle più terrificanti e severe a volti più accoglienti e beneauguranti. Se grazie agli stampi e la fusione dei metalli è possibile replicare lo stesso soggetto innumerevoli volte, alcune tecniche, come la “cera persa” producono esemplari unici e pregiati, ricchi nei dettagli. Pomoli di bronzo fuso che ricordano quante mani le hanno impugnate nel tempo conferendo quasi vita.